PRIMO TUFFO IN PISCINA, A QUANTI ANNI?
Mi ricordo che fino all’età di sei anni avevo una grandissima paura dell’acqua! Pensate che in mare entravo solo in braccio a mio fratello o ai miei genitori, e con l’acqua all’altezza della pancia non oltre! Mi ricordo che dall’estate del 1996 i miei genitori decisero che appena tornati a Milano avrei iniziato un corso di nuoto per sciogliere tutte le mie paure, e così è stato!
A CHE ETA’ HAI INIZIATO A NUOTARE A LIVELLO AGONISTICO?
Ho iniziato a nuotare a livello agonistico qualche anno più tardi, verso i 9 anni.
QUANDO HAI CAPITO CHE IL NUOTO ERA IL TUO SPORT?
L’ho capito subito che il nuoto era il mio sport. Mi ricordo che prima di iniziare agonismo avevo provato a fare ginnastica artistica, calcio, aikido, ma nessuno mi aveva mai appassionata tanto come il nuoto.
C’E’ CHI PENSA CHE IL NUOTO, PIU’ DI ALTRI SPORT, CREI “DIPENDENZA”…L’ODORE DEL CLORO, LA SENSAZIONE DI LIBERTA’, LA STANCHEZZA EUFORICA DOPO LA FATICA’, E’ COSI’ ANCHE PER TE?
Il cloro crea dipendenza…beh.. si e no! Mi ricordo ancora tutte le mattine a scuola quando ero intenta a seguire il professore che spiegava la lezione, mi appoggiavo sulla mano, come a reggere la testa, e percepivo sempre folate di cloro! Da una parte era piacevole ma dall’altra, soprattutto quando mi allenavo tanto, l’odore del cloro era una vera tortura! È vero però che questo sport crea dipendenza, o per lo meno, così è stato con me. Mi ricordo che non c’era giorno senza gli allenamenti, non li volevo mai saltare! La mia vita era così organizzata: scuola – nuoto – casa, e non poteva essere altrimenti! Per quanto riguarda la stanchezza euforica, sì, ammettiamolo, mi ha accompagnata per moltissimi anni! Era come un senso di vittoria. Non so come spiegare, ma ogni volta che arrivavo a casa stanca morta dopo un lavoro molto faticoso mi sentivo bene, come se avessi raggiunto un traguardo immaginario. Però non nego che spesso ho odiato quella stanchezza, soprattutto quando arrivavo a casa tardi e dovevo ancora mettermi sui libri per ripassare qualche lezione. Ecco.. lì non era proprio bello sentirsi stanchi. In ogni caso io non avrei mai voluto saltare un allenamento.
RISPETTO AD ALTRI PAESI IN ITALIA SCUOLA E SPORT SONO DUE MONDI CHE NON SI PARLANO. PENSI CHE L’IMPEGNO SPORTIVO POSSA ESSERE UN AIUTO AD AFFRONTARE LO STUDIO O E’ SOLO UN OSTACOLO?
Purtroppo scuola e sport in Italia non vanno molto d’accordo, anzi a volte proprio per niente. Mi ricordo che spesso per me l’attività agonistica è stata un vero ostacolo. Soprattutto quando andavo a liceo, ogni anno organizzavano una gita di una settimana che puntualmente cadeva nei giorni in cui si svolgevano i campionati italiani inverali. Mi allenavo tutto l’anno per quello e cosa potevo fare se non saltare sempre la gita? Senza rimorsi, sia chiaro, ero ferma e decisa sullo scegliere i campionati italiani e non la gita, ma i miei professori (alcuni) spesso non la pensavano così, ma anzi me la facevano un po’ pesare… nonostante questo però posso dire che lo sport, l’allenarmi a ritmi frenetici tutti i giorni, mi ha aiutata moltissimo nell’organizzazione dello studio. Sapevo di avere poco tempo, e quel poco tempo lo sfruttavo al meglio. Sicuramente se non avessi avuto i minuti contati mi sarei persa via e avrei studiato la metà!
LA CARRIERA DI UN NUOTATORE PUO’ INIZIARE MOLTO PRESTO. CRESCENDO LA VITA CAMBIA E CAMBIANO LE PRIORITA’. C’E’ STATO UN MOMENTO IN CUI HAI PENSATO DI MOLLARE TUTTO? COME LO HAI AFFRONTATO E CHI TI HA AIUTATO?Sì, indubbiamente ci sono stati momenti grigi nella mia carriera agonistica, momenti in cui ero stanca di tutto e tutti. Sono certa che questi momenti sono normali allenandosi tanto, fanno parte degli ostacoli da superare! Se fosse tutto troppo semplice non ci piacerebbe, non siete d’accordo? Le persone che però mi sono state sempre accanto in ogni momento, sono stati i miei genitori e mio fratello. Sono loro che mi aiutavano a ritrovare la forza di andare avanti, senza mai obbligarmi, ma aiutandomi a credere in quello che facevo e a non mollare mai. Per questo li ringrazio ancora oggi!
IL NUOTO E’ UNO SPORT INDIVIDUALE, E’ UNA SFIDA CONTRO I PROPRI LIMITI EPPURE QUANDO SEI SUL BLOCCO DI PARTENZA GLI AVVERSARI SONO TANTI: IL CRONOMETRO, TUTTI GLI ATLETI IN BATTERIA, LE PERSONE CHE TIFANO PER TE, IL TUO ALLENATORE CHE CI CREDE PIU’ DEGLI ALTRI. A CHE COSA PENSI TRENTA SECONDI PRIMA DELLA PARTENZA?
Beh ormai sono quattro anni che non salgo più su un blocco di partenza! Mi ricordo però che ero una perfetta “cagasotto” (scusate il termine ma rende l’idea)! Ero una delle classiche atlete che pensavano troppo… partenza, virata, arrivo, quella di fianco… insomma tutte queste cose. Non mi ricordo di un pensiero preciso nei 30 secondi prima di una gara… forse perché i pensieri erano davvero troppi! Questo atteggiamento lo sconsiglio vivamente a tutti i miei atleti ora con il senno del poi. Non bisognerebbe pensare a niente prima della gara, la mente deve restare il più possibile libera da pensieri e preoccupazioni per potersi concentrare al meglio sulla gara stessa!
PER ALCUNI, AD UN CERTO PUNTO, LO SPORT NON E’ PIU’ SOLO UNA PASSIONE MA DIVENTA UNA PROFESSIONE, PENSI CHE I SACRIFICI DI UNO SPORTIVO SIANO SUPERIORI A QUELLI DI QUALSIASI ALTRO PROFESSIONISTA? E LE SODDISFAZIONI? Purtroppo per me il nuoto non è diventato un lavoro, o meglio, non come atleta! Quindi per questa risposta, lascio la parola ai miei vecchi compagni di squadra che l’hanno trasformato in una vera e propria professione.
RACCONTA: LA GARA CHE NON DIMENTICHERAI MAI
La gara che non dimenticherò mai. Non penso ce ne sia una in particolare, credo che tutte, anche solo per un piccolo particolare vadano ricordate!
LA GARA CHE PROPRIO NON VUOI RICORDARE
La gara che non voglio ricordare. Anche qui, come per la domanda precedente, non me ne viene in mente nessuna in particolare. Spesso ci sono state gare che non sono andate bene, ma questo non vuol dire che io le voglia dimenticare, anzi sono servite di lezione, per imparare e capire meglio tutti gli errori.
NELLA STESSA BATTERIA CON IL TUO MITO Stessa batteria con Natalie Coughlin.
DAI UN CONSIGLIO AI TUOI COLLEGHI PIU’ GIOVANI Un consiglio ai miei atleti: di mettercela sempre tutta, fissandosi sempre degli obiettivi validi, per poi cercare di andare a catturarli e ottenere le più belle soddisfazioni! Ne vale la pena ve lo assicuro!
L’ALLENAMENTO PRIMA DELLA “GARA DELLA VITA”
Gli allenamenti prima delle gare importanti solitamente erano divertenti, insomma si scaricava parecchio la tensione pre-gara! Però mi ricordo un aneddoto che mi fa ancora sorridere. Nuotavo con la società Rane Rosse allenata da Lele Merisi, eravamo prima dei campionati italiani estivi di Roma. Mancavano pochi giorni e ormai eravamo rimasti in pochi ad allenarci a Mecenate. Fatto sta che quel giorno non “andavo” (spero capiate questi termini tecnici degli atleti!), io ce la mettevo proprio tutta ma.. niente, non andavo avanti nemmeno a spingermi! A un certo punto l’allenatore mica mi manda a casa? Premessa: Lele non aveva mai mandato a casa nessuno. Crisi, a pochi giorni dagli italiani mandata a casa da un allenatore super buono. Se ora ci penso mi viene da ridere, mi immagino ancora la mia faccia e soprattutto quella dei miei compagni! Che ridere… diciamo che le combinavo un po’ anch’io!
UN’ULTIMA DOMANDA: L’ALLENATORE E LA SQUADRA. SENZA DI LORO PROBABILMENTE SARESTI UN ATLETA E UNA PERSONA DIVERSA. PUOI RACCONTARE UN ANEDDOTO PER FARE CAPIRE QUANTO VALORE HANNO O HANNO AVUTO NELLA TUA VITA?
Non esiste nuoto senza allenatore e senza compagni. Sono fondamentali. La cosa più bella è trovare la giusta complicità con l’allenatore, quell’intesa perfetta, e un gruppo di compagni che ti sostiene e ti fa divertire sempre! Un aneddoto in particolare non me lo ricordo, ma posso raccontarvi di quanto mi divertivo con i miei compagni di squadra durante i collegiali con le Rane Rosse! Come quella volta a Ginevra. Dormivamo in caserma in camerate da 10 persone! Non vi dico le nostre condizioni il giorno dopo sul piano vasca alle gare!!! Ce ne sarebbero troppi di aneddoti da raccontare… come anche a Riccione all’ultimo collegiale che ho fatto con il Malaspina. Avevamo il coprifuoco alle 23.00, se non mi sbaglio, e puntualmente alle 22:50 eravamo dall’altra parte del paese! E allora tornavamo correndo (in pieno luglio in centro, quindi immaginatevi quanta gente) per non rischiare la sgridata dell’allenatore e soprattutto i piegamenti di punizione!!!