Non mi ero mai soffermata a pensare che cosa significasse realmente essere “uno del Malaspina Nuoto”. Da genitori portiamo i nostri figli agli allenamenti, ci fermiamo a fare due chiacchere mentre aspettiamo che finiscano l’allenamento, percorriamo tante e tante volte quel corridoio che porta alla piscina ma difficilmente ci fermiamo a guardare le foto degli atleti appese lungo quella parete che chiamano “Hall of Fame”.
Ciò che mi ha fatto avvicinare veramente alla squadra del nuoto Malaspina è stato lavorare al progetto di questo nuovo sito. Inserendo le schede atleti ho cominciato a conoscerli uno per uno, a sapere cosa vogliono fare da grandi e quali sono i loro obiettivi e le loro ambizioni. Mentre inserivo i dati mi sembrava di condividere non solo una parte della loro vita ma anche qualche piccolo segreto.
Ho capito quanto sono diversi ma, allo stesso tempo, quante cose hanno in comune.
E’ guardando i record sociali però che mi sono accorta che mancava una cosa molto importante: chi erano gli atleti che, grazie ai tanti record sociali e record personali, si erano meritati uno spazio nell’ Hall of Fame?
Ho sempre avuto una passione per la storia. Penso che la nostra storia, anche quella personale, ci insegni non solo a capire chi siamo ma anche cosa siamo stati capaci di fare. La storia va raccontata, per condividere esperienze importanti e formative.
Allora mi è venuto in mente questo progetto: facciamo raccontare agli atleti che hanno portato in alto il nome del “Nuoto Malaspina” le loro esperienze, la loro storia. Così con l’aiuto di due amiche care (mamme di Riccardo e Pietro), Geraldine e Francesca (sorella del mitico Stefano Martinelli) mi sono messa a lavorare. Abbiamo ideato un’intervista e abbiamo incominciato a contattare atleti ed ex-altleti. Molti di loro non fanno più parte del Malaspina da molto tempo, qualcuno ha smesso di nuotare, qualcuno è andato all’estero, qualcuno ha cambiato squadra.
Non è stato facilissimo e qui devo ringraziare: il mitico Beppe che ci ha dato una grossa mano e Fabio Gimondi che, nonostante fosse in California, è stato fondamentale nel convincere tanti nuotatori a rispondere alle nostre domande. Grazie Fabio!
Per noi è stato un’esperienza molto toccante. Man mano che arrivavano le risposte ci siamo rese conto che non importava di quale generazione fossero gli atleti, le risposte erano sempre molto simili… Da questo ho capito che esiste veramente un razza “NUOTATORE” oppure, come mi diceva Beppe “…sara’ la dipendenza dal cloro…”
Bene, non voglio dilungarmi oltre e vi lascio con la prima intervista. Spero che queste storie ci servano, prima di tutto a onorare queste meravigliose persone, ma soprattutto, a far capire agli atleti di oggi cosa questa squadra sia stata capace di ottenere nel passato e quali traguardi si possano ancora raggiungere in futuro.
Buona lettura
Gunyuz Savini
Questa settimana, STEFANO MARTINELLI