Se c’è un termine che può identificare LUCA LEONARDI è “FISICO“.
Esordiente acquisito dalla piscina di Segrate è poi cresciuto formando un team con Pizzamiglio e Gimondi. La voglia di emergere è stata il motivo trainante dei suoi allenamenti, la fatica non lo ha mai spaventato ed è sempre stata affiancata dalla grinta e dalla tenacia, qualità che lo hanno portato ai vertici.
Con lui ho potuto vivere il sogno di tutti gli allenatori…..l’esperienza e l’emozione della prima convocazione in Nazionale come tecnico.
Beppe Longinotti
PRIMO TUFFO IN PISCINA, A QUANTI ANNI? 4 anni.
A CHE ETA’ HAI INIZIATO A NUOTARE A LIVELLO AGONISTICO? 7 anni.
QUANDO HAI CAPITO CHE IL NUOTO ERA IL TUO SPORT?
Quand’ero piccolo continuavo a migliorarmi, pian piano arrivavano anche i primi risultati e, aspetto ancor più importante, mi trovavo benissimo con i miei compagni di squadra quindi mi piaceva l’idea di andare a nuotare e ad allenarmi soprattutto per ritrovare quel gruppo di amici. Crescendo, quest’equilibrio è rimasto immutato, ma si è aggiunta una maggiore consapevolezza di quello che facevo e che, probabilmente, avrei potuto fare.
C’E’ CHI PENSA CHE IL NUOTO, PIU’ DI ALTRI SPORT, CREI “DIPENDENZA”…L’ODORE DEL CLORO, LA SENSAZIONE DI LIBERTA’, LA STANCHEZZA EUFORICA DOPO LA FATICA’, E’ COSI’ ANCHE PER TE?
Ad essere sincero non vado in piscina per assuefarmi di cloro e, a dirla tutta, se non ci fosse sarebbe anche meglio! Scherzi a parte sicuramente il nuoto, come ogni altro sport, lascia un segno indissolubile in quell’abitudinario rapporto di amore-odio che, romanticismo poco credibile a parte, si palesa nella quotidianità di un qualunque atleta. Adrenalina, senso di libertà, fatica, gioia, rabbia, delusione, sono per quanto mi riguarda le ragioni, fondamento della mia “dipendenza acquatica”.
RISPETTO AD ALTRI PAESI IN ITALIA SCUOLA E SPORT SONO DUE MONDI CHE NON SI PARLANO. PENSI CHE L’IMPEGNO SPORTIVO POSSA ESSERE UN AIUTO AD AFFRONTARE LO STUDIO O E’ SOLO UN OSTACOLO?
Lo sport porta inevitabilmente via molte ore allo studio, ma, con qualche piccolo sacrificio e un po’ di buona volontà le due cose sono assolutamente conciliabili; questo connubio aiuta, inoltre, ad ottimizzare organizzazione, apprendimento e tempo libero. Per quanto riguarda l’università bisogna dire che, purtroppo, in Italia sport e studio difficilmente vanno di pari passo e chi comunque decide di portare avanti entrambi, lo fa con non poche difficoltà.
LA CARRIERA DI UN NUOTATORE PUO’ IN IZIARE MOLTO PRESTO. CRESCENDO LA VITA CAMBIA E CAMBIANO LE PRIORITA’. C’E’ STATO UN MOMENTO IN CUI HAI PENSATO DI MOLLARE TUTTO? COME LO HAI AFFRONTATO E CHI TI HA AIUTATO?
Momenti difficili ce ne sono stati e ce ne saranno ancora; dover rinunciare a qualcosa a cui
si tiene particolarmente, o magari la delusione per un risultato che non arriva..tutte buone ragioni che in alcune occasioni è capitato mi facessero pensare di smettere. Tuttavia, la voglia di rincorrere un obiettivo e vedere concretamente a portata di mano la possibile realizzazione di un sogno, mi hanno cancellato subito quell’idea dalla testa.
IL NUOTO E’ UNO SPORT INDIVIDUALE, E’ UNA SFIDA CONTRO I PROPRI LIMITI EPPURE QUANDO SEI SUL BLOCCO DI PARTENZA GLI AVVERSARI SONO TANTI: IL CRONOMETRO, TUTTI GLI ATLETI IN BATTERIA, LE PERSONE CHE TIFANO PER TE, IL TUO ALLENATORE CHE CI CREDE PIU’ DEGLI ALTRI. A COSA PENSI TRENTA SECONDI PRIMA DELLA PARTENZA?
In realtà nei momenti immediatamente prima della gara non penso praticamente a nulla; cerco di liberare la mente da possibili distrazioni per rimanere il più concentrato possibile. La gara in fondo è istinto; l’allenamento lo razionalizza e, semplicemente, lo rende possibile.
PER ALCUNI, AD UN CERTO PUNTO, LO SPORT NON E’ PIU’ SOLO UNA PASSIONE MA DIVENTA UNA PROFESSIONE, PENSI CHE I SACRIFICI DI UNO SPORTIVO SIANO SUPERIORI A QUELLI DI QUALSIASI ALTRO PROFESSIONISTA? E LE SODDISFAZIONI? Grazie al Gruppo Sportivo delle Fiamme Oro, da quasi 4 anni ho la fortuna di aver fatto della mia passione per il nuoto anche un lavoro; questo richiede tanto impegno, costanza e sacrificio, come però, del resto, accade in qualunque altro ambito professionale. La non gratuità delle fatiche, sportive e non, è poi a tutti gli effetti la ragione primitiva di quell’incredibile soddisfazione che connota ogni successo.
RACCONTA:
LA GARA CHE NON DIMENTICHERAI MAI
Indubbiamente la 4×100 stile dei Campionati giovanili invernali di Imperia 2006. Arrivammo secondi; mi ricordo come fosse ieri la soddisfazione di tutti noi e l’emozione di Beppe per quella che sembrava un’impresa incredibile(in effetti lo era!), ma che da quel giorno sarebbe stata solo l’inizio di 4 anni in cui la “Veloce del Malaspina” vinse tutto il possibile. Le staffette e la squadra di quegli anni sono sicuramente il ricordo più bello della mia carriera.
LA GARA CHE PROPRIO NON VUOI RICORDARE
Gare brutte ne ho fatte e non poche. Tuttavia nel bene o nel male le ricordo tutte e, anzi, penso che gli errori passati mi abbiano aiutato molto, andando a riempire il mio bagaglio d’esperienze.
QUELLA VOLTA CHE STAVI CENTRANDO IL TUO OBIETTIVO E INVECE… l’ho mancato!
LA VITTORIA PIU’ SOFFERTA
Probabilmente i 100 stile libero agli Italiani di Roma nel 2009. Gara “sofferta” perché sapevo di essermi allenato al meglio, di poter far bene, ma che comunque non avrei dovuto sbagliare nulla. Avevo molte aspettative da quella gara e quindi ero abbastanza nervoso prima di partire.
L’ALLENAMENTO PRIMA DELLA “GARA DELLA VITA” Come sempre.
NELLA STESSA BATTERIA CON IL TUO MITO Pieter van den Hoogenband
DAI UN CONSIGLIO AI TUOI COLLEGHI PIU’ GIOVANI
Quello che posso consigliare sono le cose che ci ha sempre detto Beppe: Studiate, non abbiate fretta di rincorrere un risultato, divertitevi, allenatevi con entusiasmo e soprattutto “Testa alta.. e piedi per terra”.
UN ULTIMA DOMANDA: L’ALLENATORE E LA SQUADRA. SENZA DI LORO PROBABILMENTE SARESTI UN ATLETA E UNA PERSONA DIVERSA, PUOI RACCONTARE UN ANEDDOTO PER FAR CAPIRE QUANTO VALORE HANNO O HANNO AVUTO NELLA TUA VITA
Ci sarebbero veramente tanti aneddoti da raccontare; in quegli anni ne abbiamo combinate di ogni e qualche capello bianco di Beppe è sicuramente anche merito nostro. Un gruppo affiatato come pochi, con personaggi unici (Tosca e Brighe su tutti), in grado di rallegrare in qualunque momento l’apparente e pericolosa monotonia di ogni ogni vasca.
Collegiale di Riccione luglio 2009. Io e Broglia prendiamo le bici dell’hotel alle 11 di sera per andare a fare un giro. Beppe ci aveva dato il coprifuoco all’ 1 di notte. Io e Broglia decidiamo di pedalare veloce e arriviamo fino a Igea Marina. Guardiamo l’ora..mezzanotte passata! Realizziamo che si era fatto tardi e che avremmo dovuto pedalare velocissimo per tornare in tempo. Dopo 5 minuti io inizio a sentire uno strano rumore..200 metri ed ero fermo con la gomma bucata. Disperati, io inizio a correre con la bici in spalla e lui dietro che mi segue. Dopo 5 minuti così, ci ferma una pattuglia dei carabinieri convinti che avessimo rubato la bici che mi tenevo in spalla correndo. Ci chiedono i documenti e chiamano in hotel per verificare se realmente fossero le bici dell’albergo, poi dopo la loro conferma, increduli ci lasciano andare. Ci viene in mente che forse conveniva che Francesco pedalasse tenendosi in spalla la bici e che io gli corressi dietro. Rischiamo di farci investire un paio di volte e arriviamo sul lungomare nei pressi di Rimini. Locali pieni di gente sbigottita che faceva serata che vedeva passare uno scemo in bici in ciabatte con una bici in spalla e un altro scemo dietro di corsa sudato marcio, pieno del nero del grasso della catena. Andiamo avanti così fino all’una e arriviamo finalmente a Rimini. Io, distrutto dai crampi, dico a Fra di fermarci e di mandare un messaggio a Beppe dicendogli che stavamo bene e di non preoccuparsi che avevamo avuto un piccolo imprevisto. Un secondo dopo ci chiama incavolato nero chiedendoci dove fossimo e insultandoci. Alla fine è venuto a prenderci in pulmino. Abbiamo caricato le bici e a testa bassa ci siamo scusati. Poi muti ci siamo seduti in fondo con Beppe che ci insultava a non finire. Appena arrivati in albergo siamo scappati in camera, piegati in due dal ridere. La mattina dopo anche Beppe ci rideva su!
Un altro bello sempre collegiale a Riccione avevamo 16 anni più o meno ci era presa la fissa per le pistole a pallini avevamo anche un fucile. Una sera é scoppiata una vera e propria guerra in hotel. Ci sparavamo dalle camere, nei corridoi, da un balcone all’altro. Ci coprivamo la faccia con una maglia tipo turbante e mettevamo gli occhiali da sole per pararci gli occhi ma quando arrivavano i pallini addosso facevano un gran male.Ci siamo sparati tutta una notte. La mattina dopo per la gioia di Beppe sono venuti i responsabili dell‘hotel vicino a lamentarsi perché il loro cortile era completamente cosparso di pallini. Sparandoci da un balcone all’altro non ci rendevamo conto di dove finissero i colpi. Morale della favola ci hanno dato le scope abbiamo dovuto pulire tutto.