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Fabio Gimondi, intervista in apnea

20080807-GIMONDIGimmy il “TRASCINATORE”! Si perché questa è la parola chiave che identifica FABIO GIMONDI, atleta serio grintoso che ha lottato duramente per raggiungere gli obbiettivi prefissati. Un esempio di dedizione, sacrificio e sopportazione della fatica, sempre contornato da un sorriso disarmante. Un ” leader ” assoluto capace di creare e trascinare un gruppo. Unico atleta nella storia di Malaspina, che grazie ai meriti sportivi, ha potuto fare una scelta di vita coraggiosa trasferendosi negli USA per frequentare l’ Università di Berkeley, dove è entrato a far parte della squadra di nuoto universitaria. I suoi record sociali sono ancora imbattuti. Beppe Longinotti

PRIMO TUFFO IN PISCINA, A QUANTI ANNI?
Il mio primo tuffo in piscina non lo ricordo con esattezza. L’unica cosa certa è che uno dei miei primi tuffi è avvenuto nella piscina del residence in cui vado ogni estate in Liguria fin da bambino. Questo residence si trova per coincidenza (o forse no!) a San Lorenzo al Mare, un piccolo paese sulla costa vicino ad Imperia, dove ho gareggiato per molti anni (nella piscina Felice Cascione) e dove ho ottenuto i miei primi titoli italiani in vasca da 25m. Ecco, è proprio in quel residence che i miei genitori mi hanno messo a contatto con l’acqua per la prima volta e dove ho fatto le mie prime esperienze di nuoto.

A CHE ETA’ HAI INIZIATO A NUOTARE A LIVELLO AGONISTICO?
Ho iniziato a nuotare a livello agonistico all’età di 11/12 anni, dopo essermi trasferito dalla Snam (storica società natatoria) al Malaspina Sporting Club, dove ho mosso le mie prime bracciate agonistiche con il grande allenatore Alberigo Foresio.

QUANDO HAI CAPITO CHE IL NUOTO ERA IL TUO SPORT?
Ok qui dobbiamo essere onesti.. Parlando per me, non penso ci sia mai stato un momento in cui abbia detto: “Che bello il nuoto, è proprio il mio sport!”. Mentirei spudoratamente a me stesso e a tutti quelli che leggeranno questa intervista. Non voglio andare contro lo sport che ho praticato per anni, e che ancora pratico, ma voglio essere onesto e dire che sin quando ero bambino ero attratto da molti altri sport: ero molto portato per l’atletica, in particolare per il salto in lungo e i 100mt piani. Inoltre, mi piaceva molto il rugby e ovviamente avrei voluto giocare a calcio come tutti gli altri miei amici! Per sfortuna (o per fortuna dipende dai punti di vista!), mia madre mi ha convinto a nuotare fino ad 11 anni per poi lasciarmi libero di scegliere lo sport che preferivo. Naturalmente a quel punto ormai mi ero creato le mie amicizie, incominciavo a vincere le prime gare e ho quindi deciso di continuare a nuotare. Alla fine non era poi così male!

C’E’ CHI PENSA CHE IL NUOTO, PIU’ DI ALTRI SPORT, CREI “DIPENDENZA”…L’ODORE DEL CLORO, LA SENSAZIONE DI LIBERTA’, LA STANCHEZZA EUFORICA DOPO LA FATICA’,  E’ COSI’ ANCHE PER TE?
In un certo senso è così anche per me. Non sono invece d’accordo per quanto riguarda l’odore del cloro: lo odio! Ancora oggi, quando vado a lezione al college (studio in USA), mentre sono seduto ad ascoltare il professore, sento immediatamente questo odore di pulito e sterilizzato che davvero detesto. Per quando riguarda la stanchezza euforica, concordo! E’ bello arrivare a casa la sera dopo una giornata con 2 allenamenti in acqua e una seduta di palestra ed essere stanchi ma contenti. Contenti perché, penso, consapevoli di aver dato tutto in acqua, quindi la stanchezza diventa in un certo senso il segnale per dirci che ci stiamo allenando bene!

RISPETTO AD ALTRI PAESI IN ITALIA SCUOLA E SPORT SONO DUE MONDI CHE NON SI PARLANO. PENSI CHE L’IMPEGNO SPORTIVO POSSA ESSERE UN AIUTO AD AFFRONTARE LO STUDIO O E’ SOLO UN OSTACOLO?
Sport e scuola sono fatti e DEVONO (uso il MUST americano) andare a braccetto nella vita di tutti i giorni. Una cosa che posso dire per certo, e che ben ricordo, sono le mie esperienze del liceo. Facendo il liceo scientifico e nuoto a livello agonistico ho incontrato sicuramente dei momenti di difficoltà, soprattutto durante l’anno della maturità.
Ma attraverso il nuoto sono sempre riuscito a rimanere efficiente ed organizzato in quello che facevo. Il nuoto mi ha dato una disciplina, ma soprattutto mi ha insegnato a SUDDIVIDERE e a ORGANIZZARE il tempo a mia disposizione. Per questo avevo, e ancora oggi ho, una marcia in più rispetto a tutti quegli studenti che si chiudono in casa studiando per ore e ore.

LA CARRIERA DI UN NUOTATORE PUO’ INIZIARE MOLTO PRESTO. CRESCENDO LA VITA CAMBIA E CAMBIANO LE PRIORITA’. C’E’ STATO UN MOMENTO IN CUI HAI PENSATO DI MOLLARE TUTTO? COME LO HAI AFFRONTATO E CHI TI HA AIUTATO?
Eh, eh bella domanda! E’ vero, crescendo si diventa più maturi e purtroppo il nuoto passa da essere un divertimento a quasi un lavoro. C’è stato sicuramente un momento in cui ho desiderato smettere di nuotare. Il momento preferisco non dirlo, comunque ti girano tante cose per la mente, ti chiedi se valga ancora la pena nuotare così tanto se poi non ottieni risultati. Purtroppo il nuoto è uno sport “bastardo” (puoi pure cambiarlo il termine ma volevo esprimere i miei sentimenti haha); combattiamo ogni giorno contro un dannato cronometro per poi arrivare alla gara e rischiare di mandare tutto all’aria.
Per fortuna non siamo mai soli e, nel mio caso, durante questo momento di difficoltà, ho potuto contare sulla mia FAMIGLIA che mi ha sempre dato un supporto sia concreto, ma anche psicologico. Gli AMICI, ma intendo i veri amici, quelli che puoi contare sulle dita di una mano. In particolare, ringrazierò sempre il mio amico Antonio, mio compagno di classe fin dall’asilo e amico da quando siamo nati. Senza di loro probabilmente avrei smesso. Oltre a questo poi bisogna trovare delle motivazioni dentro se stessi e per me queste sono state: una borsa di studio ed una laurea offerte dalla seconda miglior università al mondo (UC Berkeley) e, soprattutto, quella voglia di non MOLLARE mai! Nel nuoto ci sono periodi in cui non migliori per delle settimane, per dei mesi o addirittura per anni. Secondo me è lì che si vede la differenza tra il campione e colui che invece opta per la strada più facile. Io ho avuto e ho ancora dei periodi, dei giorni no, ma cerco sempre di trovare delle motivazioni per migliorarmi ogni giorno, sia in piscina che fuori. Questo perché, come dice il mio coach USA: “Fabio remember that if you WANT, you CAN!” (trad. Fabio ricorda che se davvero VUOI, PUOI!). Quindi un consiglio che do ai più piccoli è questo: non mollate mai alle prime difficoltà. Nella vita ci saranno sempre momenti tristi e difficili, ma se riuscirete a superarli con quel qualcosa che c’è dentro di voi e con l’aiuto di amici e famiglia, allora sarete voi i veri campioni!

IL NUOTO E’ UNO SPORT INDIVIDUALE, E’ UNA SFIDA CONTRO I PROPRI LIMITI EPPURE QUANDO SEI SUL BLOCCO DI PARTENZA GLI AVVERSARI SONO TANTI: IL CRONOMETRO, TUTTI GLI ATLETI IN BATTERIA, LE PERSONE CHE TIFANO PER TE, IL TUO ALLENATORE CHE CI CREDE PIU’ DEGLI ALTRI. A CHE COSA PENSI TRENTA SECONDI PRIMA DELLA PARTENZA?
A questa domanda darò una risposta breve. Sembrerà assurdo, ma 30 sec prima della partenza non penso a nulla! Svuoto la mente e cerco di rimanere il più rilassato possibile prima di salire sul blocco di partenza.

RACCONTA: LA GARA CHE NON DIMENTICHERAI MAI
La gara che non dimenticherò mai è sicuramente il100 SL nuotato al Sette Colli nel giugno del 2012, prima delle Olimpiadi di Londra. Avevo preparato bene quella gara sperando di qualificarmi con la staffetta 4×100 e devo dire che ci sono andato molto vicino. Ho migliorato, infatti, il mio PB di quasi un secondo nuotando in un tempo di 49.55 e mancando, solo di pochissimo purtroppo, la convocazione per Londra.

LA GARA CHE PROPRIO NON VUOI RICORDARE
Non penso che ce ne sia una. Penso che tutte le mie gare siano state importanti, anche quelle in cui sono andato male, perché si può sempre imparare dai propri errori e far meglio la volta dopo.

QUAL E’ STATA LA “SCOPERTA TECNICA” CHE TI HA FATTO GUADAGNARE PRESTAZIONI NEL NUOTO?
Non c’è stata una magica “scoperta tecnica” specifica che mi ha fatto guadagnare tempi o prestazioni nel nuoto. Onestamente è solo un fatto di mettersi continuamente in gioco, trovare nuove motivazioni e accettare nuove sfide (come, nel mio caso, andare a studiare in America), oltre ad avere il coraggio di cambiare qualcosa nella routine di allenamento che magari in passato non funzionava, come ad esempio prendersi più cura dello stretching, oppure concentrarsi a lavorare a lungo su importanti dettagli tecnici, come per esempio le partenze, le virate e le subacquee.

QUANTO CONTA E QUANTO E’ IMPORTANTE L’ALLENATORE?
Purtroppo il concetto di allenatore e squadra è molto diverso tra Italia e USA. Onestamente preferisco l’ambiente che ho trovato negli Stati Uniti. Qui l’allenatore pensa al bene della squadra e ogni singolo elemento della squadra è pronto ad aiutare chi ha bisogno. In Italia c’è molta invidia e cattiva competizione. Da quando sono qui a CAL, il mio allenatore ha sempre cercato di sottolineare l’importanza del gruppo; se il gruppo è compatto, allora ogni singolo individuo dà il meglio di sé… ed è così perché l’ho vissuto in prima persona. Se uno di noi va bene in gara, ogni membro della squadra è contento per il risultato che ha ottenuto quel compagno. Se qualcuno invece va male, cerchiamo sempre di tirargli su il morale o cerchiamo di dirgli dove ha sbagliato in gara e cosa dovrebbe fare per migliorarsi la prossima volta. Non ho un particolare aneddoto da raccontare, ma per sottolineare lo spirito di squadra e la vicinanza tra tutti i membri del team vi posso dire che prima dell’inizio di ogni gara negli USA ci raduniamo tutti in cerchio, scandiamo lettera per lettera il nome della nostra università e gridiamo 3 volte “GO Bears”!

 IN BASE ALLA TUA ESPERIENZA, COSA CONSIGLIERESTI AD UN ALLENATORE DI UNA SQUADRA GIOVANILE?
L’allenatore e’ fondamentale per la preparazione fisica e mentale di un atleta. Il rapporto con l’allenatore a mio parere determina molto la prestazione dell’atleta in acqua, quindi trovare il giusto equilibrio di competenza/autorevolezza ed empatia risulta davvero molto importante. Sulla base della mia esperienza, ad un allenatore di una squadra giovanile consiglierei di essere disponibile e aperto ad accettare consigli, anche perché non si smette mai di imparare. Poi gli consiglierei di prendere i suoi atleti e di cercare di capire come sono fatti, di cosa ha bisogno specificamente ciascuno, per poter formare un gruppo unito e affiatato e riuscire così a tirare fuori il meglio da quel gruppo. Lo ripeto ancora, il concetto di gruppo, il concetto di “WE GO, YOU GO” è molto importante, perché se l’allenatore segue solo la superstar e non si preoccupa del gruppo incominciano a nascere i problemi. Quindi costruire il gruppo, renderlo compatto ed esaltarlo è il presupposto fondamentale per ottenere delle ottime prestazioni a livello di squadra.

UN’ULTIMA DOMANDA: L’ALLENATORE E LA SQUADRA. SENZA DI LORO PROBABILMENTE SARESTI UN ATLETA E UNA PERSONA DIVERSA. PUOI RACCONTARE UN ANEDDOTO PER FARE CAPIRE QUANTO VALORE HANNO O HANNO AVUTO NELLA TUA VITA?
Ci sono tanti aneddoti e ricordi legati alla squadra nuoto del Malaspina e al rapporto indissolubile che ancora mi lega ai miei ex compagni e al mio allenatore Beppe. In particolare io, Pizza e Leon (Stefano Pizzamiglio e Luca Leonardi ndr) e in seguito anche Fra (Francesco Broglia ndr) – siamo cresciuti insieme, abbiamo vissuto gioie e sconfitte comuni e, ancora oggi, sebbene le nostre strade si siano sportivamente separate, siamo molto amici e rimaniamo sempre in contatto fra noi. Posso dire di aver passato dei momenti bellissimi con loro e, soprattutto, di aver vinto tanto grazie al nostro speciale affiatamento, in particolare per quanto riguarda le staffette miste e stile. Un aneddoto che ricordo con piacere e che ancora mi fa sorridere risale all’anno della maturità. Tutti e quattro (io e i tre “moschettieri”, Fra, Leon e Pizza!) siamo stati molto impegnati con lo studio e abbiamo dedicato poco tempo al nuoto, giustamente. Nonostante questo, avevamo deciso di partecipare comunque ai campionati assoluti primaverili di Riccione. Ricordo ancora che in pulmino, mentre Beppe (Longinotti ndr) era alla guida verso Riccione, io e i 3 compagni di merende abbiamo cominciato a fare un po’ di calcoli sulla staffetta 4×100 stile libero. Secondo noi, infatti, avevamo buone probabilità di andare a podio nonostante tutto, così decidemmo di proporre a Beppe una scommessa…. ossia se fossimo riusciti a vincere l’oro nella staffetta, in premio Beppe ci avrebbe pagato l’ingresso al Pepe Nero, noto “locale” notturno di Riccione. Beh…sappiamo tutti come e’ andata a finire ha,ha,ha!!!